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mer 27 agosto

Femminicidio evitabile- Pamela Genini e il referto ignorato di un anno fa: perché non scattò il codice rosso?

Milano- Ennessimo femminicidio che si poteva evitare. Perché non vengono applicate le legge? Pamela Genini era stata già aggredita dal compagno il 3 settembre del 2024, nella casa di Gianluca Soncin a Cervia. Il racconto dettagliato dell’aggressione del 3 settembre 2024 a Cervia: “Teme che Soncin possa ucciderla”. Allertati i carabinieri, ma non venne attivato il protocollo di protezione previsto. Pamela muore con oltre 30 coltellate martedì 14 ottobre.

È il 4 settembre quando la donna si reca nell’ospedale di Seriate, nella Bergamasca: nel referto risulterà un dito di una mano fratturato e prognosi di 20 giorni.

Al pronto soccorso la ragazza spiega di essere stata aggredita dal compagno Gianluca Soncin ma nessuna segnalazione arriva alla Procura di Bergamo e a quella di Ravenna.

Dopo l’aggressione a Cervia, Pamela parte in macchina e decide di andare a dormire da un’amica, nella Bergamasca. Il giorno dopo si reca in ospedale per farsi visitare la mano che le faceva male. Qui la donna racconta di essere stata picchiata dal compagno, ma non sporge denuncia.

Il suo racconto è dettagliato: “Riferisce ieri sera aggressione fisica da parte del compagno non convivente Gianluca Soncin (paziente psichiatrico in terapia) buttata a terra e colpita alla testa con pugni, trascinata poi per i capelli per diversi metri. Inoltre ha lanciato oggetti addosso provocandole un trauma al IV dito mano dx. Plurimi graffi agli arti inferiori. Le strappava una ciocca di capelli. Nega violenza sessuale in questa occasione, avvenuta però in passato”.
Quindi nonostante l’intervento dei Carabinieri, sia a Cervia chiamati per una lite domestica, sia a Seriate allertati dall’ospedale, non arriva nessun documento nelle questure e nelle procure di Bergamo e Ravenna e quindi non viene attivato il ‘codice rosso’ per Soncin o qualsiasi altra misura preventiva.

 

È martedì 14 ottobre quando arriva una chiamata al 112: sono i i vicini di casa ascoltando le urla,  del civico 33 di via Iglesias. Era Pamela Genini, 29 anni che chiede disperatamente aiuto mentre il compagno, di 52 anni la aggredisce. Perché i vicini non si sono mossi prima? Anche chi sapeva e poteva evitare il femminicidio si dovrebbe sentire colpevole. Si può denunciare anche con l’anonimato.
Gianluca Soncin, 52enne di origini biellesi, la uccide con oltre 30 coltellate, quanto risulta dagli esiti dell’autopsiaeffettuata sul corpo della giovane donna.

L’omicidio avviene attorno alle 21.30 di martedì scorso. Soncin entra nell’abitazione di soppiatto, con un doppione delle chiavi che aveva fatto di nascosto. Pamela, in casa con la sua cagnolina, è al telefono con il suo ex, diventato nel tempo amico: è stato lui a sentire le ultime parole di paura della ragazza e a dare l’allarme.

Pamela Genini è stata uccisa con più di 30 coltellate. I primi risultati dell’autopsia sul corpo della 29enne.

“Doveva essere applicata la procedura anti-violenza e non è stato fatto. Mia sorella forse si sarebbe salvata”. Nicola Genini, fratello di Pamela, uccisa dal compagno Gianluca Soncin con oltre 30 coltellate, vuole sapere che cosa non ha funzionato. Ora la procura di Bergamo apre un fascicolo sulla mancata attivazione del Codice rosso.

Soncin, il carnefice 52enne “ha minacciato di morte anche la madre della vittima, non potendosi allo stato escludere che egli porti a compimento anche tale gesto, preannunciato più volte. Inoltre aveva minacciato anche la sorella di lei incinta .

Gianluca Soncin, businessman con la paghetta del padre: la vita sopra le righe dell’assassino di Pamela Genini tra coltelli, droga e maltrattamenti all’ex moglie.

Tutta immagine. All’esterno, sfarzi e lustrini. Dentro casa, fiumi d’alcol, droghe, violenze, armi. Nessun lavoro, se non svariati inciampi con la giustizia. Soncin voleva fare «l’americano», ma ad alimentare quel tenore di vita da businessman, ci pensavala «paghetta» di papà – lui sì imprenditore della zona – come racconta chi ha conosciuto il 52enne.

«Stava sulle sue». «Era di poche parole». Il 52enne di Biella, trapiantato da tempo a Cervia.

Nel suo passato ci sarebbe anche un caso di maltrattamenti in famiglia. Episodio, questo, che gli inquirenti vogliono approfondire. E per questo ascolteranno l’ex moglie, con cui ha avuto un figlio oggi adulto. Con Soncin la donna avrebbe interrotto da tempo ogni contatto.Non avendo alcun rapporto con lui, non abbiamo nulla da dichiarare” ha spiegato l’ex moglie.
Nel 2010 era stato arrestato assieme al padre Lamberto dalla Gdf di Ascoli Piceno per una presunta frode su un traffico di auto di lusso importate dall’estero. Accusato di associazione per delinquere, avrebbe fatto parte di un’organizzazione che, su un giro d’affari di 30 milioni, aveva evaso l’Iva per oltre 6,5 milioni, con un meccanismo che consentiva di vendere le auto con sconti fra il 10 e il 13%. I mezzi risultavano importati da società fittizie amministrate in particolare dai Soncin tramite prestanome.

In aggiunta gli amici sapevano tutto, avevano gli le foto e tanto altro delle aggressioni di lui, come mai nessuno ha fatto qualcosa?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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