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mer 27 agosto

Delitto Francesca Deidda: Igor Sollai condannato all’ergastolo. Uccise la moglie a martellate e nascose i resti in un borsone.

Cagliari- Confermate tutte le aggravanti tranne quella per futili motivi per Igor Sollai.

Ergastolo e un anno di isolamento.
Uccise a martellate la moglie e la nascose in un borsone.

Francesca Deidda era sparita il 10 maggio 2024, da un paesino a circa 20 km da Cagliari e i resti furono trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito.

Il riassunto della vicenda.

L’ipotesi della Procura è che l’omicidio sia maturato per motivi economici. Secondo i pm Sollai aveva un’altra donna e voleva incassare l’assicurazione sulla vita firmata assieme alla moglie, dal valore di circa 100mila euro.
I carabinieri del reparto scientifico setacciano la casache la donna condivideva con il compagno Igor Sollai e trovano tracce di sangue della Deidda sul divano della coppia.
Secondo le indagini, l’omicidio sarebbe stato premeditato e motivato da ragioni economiche. Francesca Deidda, sarebbe stata brutalmente uccisa a martellate dal marito Igor Sollai, nella loro abitazione a San Sperate, mentre riposava sul divano. Il corpo è stato poi nascosto in un borsone e abbandonato nelle campagne del Cagliaritano. Sollai avrebbe agito per ottenere il premio di un’assicurazione sulla vita stipulata dalla coppia, del valore di circa 100.000 euro, e la piena proprietà della casa coniugale.
La vita di Francesca era semplice: il lavoro in un call center, la casa condivisa col marito Igor di un anno più grande, niente figli, la passione per i gattini e i viaggi. Eppure per settimane non viene denunciata la scomparsa. Al datore di lavoro della donna arriva un’inaspettata lettera formale di dimissioni, quindi il suo non presentarsi non desta sospetti. I colleghi si stupiscono e mandano dei messaggi alla donna. A loro arrivano anche le risposte, laconiche ma arrivano.
Poco dopo ha tentato di vendere online il divano del soggiorno (vendita fallita). Non finisce qui. Gli inquirenti hanno controllato gli spostamenti di Sollai sul suo veicolo da lavoro, dotato di gps. Nei giorni precedenti la scomparsa di Francesca, quel furgone si era fermato più volte lungo la vecchia statale 125, dove poi è stato trovato il corpo chiuso in un borsone nero da palestra. È più corretto parlare di resti. Il cadavere era parzialmente liquefatto, infestato da larve di insetti affidate a un entomologo per determinare la data presunta della morte.
Il telefonino di Francesca Deidda, uccisa a martellate dal marito Igor Sollai il 10 maggio dello scorso anno, non è stato buttato in mare, così come non è stata lanciata dal ponte della Scafa, a Cagliari, la mazzetta da un chilo usata per colpire alla testa la donna, mentre riposava sul divano della loro casa a San Sperate. I sommozzatori hanno setacciato il fondale di Santa Gilla senza trovare nulla, ma anche perché il cellulare della 42enne si è improvvisamente riacceso, per 7 ore e mezza, nel mese di settembre, quando l’autotrasportatore era già in carcere da due mesi.
L’apparecchio telefonico si era spento l’ultima volta il 31 maggio, proprio quando Igor Sollai aveva saputo che il fratello di Francesca aveva presentato la denuncia di scomparsa ai carabinieri. Si era licenziata improvvisamente con la procedura telematica e nessuno l’aveva più sentita: ogni tanto qualcuno, amiche e famiglia, riceveva dei messaggi dal suo telefonino nel quale ripeteva di essersene andata lasciando tutto e tutti.
Dalla fine di maggio, poi, il telefonino non era più stato riacceso, sino alle 3.40 del 5 settembre scorso, quando però Igor Sollai era già in carcere a Uta (è stato arrestato il 4 luglio). Per 7 ore e mezza circa, sino alle 11.11 del mattino.

Il 3 gennaio 2024, e l’autotraportatore reo confesso dell’omicidio dice in un audio alla giovane amante: «Lei ha capito che io c’ho un’altra fisso e nonostante tutto mica mi molla. Sai che tuo marito ha un’altra, è palese, ha cambiato le sue abitudini dall’oggi al domani eppure vedi che lei non fa il primo passo…Quindi per quello che ho capito mi devo muovere io in un certo modo».

Il 30 gennaio Sollai contatta un parente per chiedere se può acquistargli del cianuro, mente il 2 maggio chattando con l’amante dice che «potrebbe chiudere entro il mese». Forse si riferiva alla separazione, ipotizzano gli inquirenti.

Due giorni prima del delitto cerca di rassicurare l’amante: «Possiamo organizzare un weekend assieme». E, sempre l’8 maggio, cerca su Google “come fare sparire un corpo» e ancora, altre ricerche su come farla franca dopo il delitto e come sostituirsi alla moglie per farla dimettere online dal lavoro.

Francesca è stata uccisa alle 21 del 10 maggio, alle 22.32 Sollai sarebbe uscito con il suo corpo nel borsone. Alle 23.45 una telefonata di 4 minuti con l’amante. Prima le avrebbe scritto: «L’ho lasciata». Ma l’aveva uccisa.

Dopo oltre sei mesi in cui si è sempre dichiarato innocente ha ammesso le proprie responsabilità il compagno  Igor Sollai, il 43enne in carcere con le accuse di omicidio volontario aggravato e occultamento di cadavere per aver ucciso e nascosto il corpo della moglie, Francesca Deidda

42 anni, era sparita da San Sperate, un paese a una ventina di chilometri da Cagliari, il 10 maggio scorso e i cui resti sono stati trovati il 18 luglio in un borsone nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125.

Il marito inizialmente ne aveva dichiarato la scomparsa e per settimane si sarebbe sostituito a lei rispondendo ai messaggi preoccupati di amici e parenti, arrivando anche a inviare al suo datore di lavoro una mail in cui la donna comunicava il suo licenziamento, una serie di stratagemmi attuati da Sollai nel tentativo di nascondere il delitto, ma gli investigatori non erano convinti di questa versione.

La macchina messa in vendita e il cellulare che continuava a squillare.
Dopo settimane di ricerche, in un borsone vicino a un albero, abbandonato a poche decine di metri dalla vecchia Orientale Sarda, vengono rinvenuti dei resti umani in decomposizione: è il corpo di Francesca. Lo stabiliranno con certezza le successive analisi.
 il compagno Igor Sollai e trovano tracce di sangue della Deidda sul divano della coppia.

Per mesi Sollai aveva negato ogni responsabilità, per poi crollare in una lunga confessione notturna a novembre scorso.

I giudici hanno accolto le richieste del pubblico ministero Marco Cocco che nelle scorse udienze del processo aveva parlato di un delitto efferato e sottolineato la gravità delle modalità con cui la donna era stata uccisa.

Le parti civili, con gli avvocati Gianfranco Piscitelli per il fratello della vittima, Andrea Deidda, Roberto Pusceddu per lo zio, Efisio Zuncheddu, Elisabetta Magrini e Pamela Piras per le zie materne, accogliendo in toto le tesi e le conclusioni del pm, avevano chiesto un risarcimento di 1,4 milioni di euro: 500mila euro per il fratello e 300mila euro per ogni zio.

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